THE MORTAL INSTRUMENTS SERIES book 5
“City of Lost Souls”
Jace e Clary: migliore storia d’amore drammatica. Simon, Isabel, Magnus, Luke, Valentine e tutti gli altri: miglior compagine di deuteragonisti, comprimari e antagonisti. Shadowhunters e Downwolders, gli Accordi, il Conclave, i Fratelli Silenti e il resto: miglior worldbluiding. Alicante, Idris, la Città di Ossa e gli altri luoghi: miglior background. In un ipotetico Urban Fantasy Award, queste sarebbero solo le più importanti tra le nominations che la Mortal Instruments series porterebbe a casa!
I motivi? La storia d’amore tra Jace e Clary è una di quelle che entrano nel cuore, vi prendono dimora e, da padrone quali sono, ne fermano i battiti o li accelerano a proprio piacimento; forse per quell’impronta dolorosa e nostalgica conferita dalla struggente separazione nel periodo in cui credono di essere fratello e sorella, che perdura; o forse semplicemente perché la Clare sa come mantenere sempre stabili gli equilibri della narrazione, non scendendo mai nel patetico, nel forzato, nell’iperbolico, nell’ingiustificato, e rendendo quindi tutto sorprendentemente “reale”. Per questo stesso motivo, tutti i personaggi risultano sempre veri, tridimensionali, fedeli a se stessi e ben lontani dall’essere stereotipati o, peggio, dall’apparire come caricature di se stessi. Il world building è tra i più ricchi, complessi e avvincenti mai incontrati nella narrativa young adults, e gli scenari tratteggiati dalla Clare sono la degna e coinvolgente cornice in cui far muovere questo impressionante e riuscito mondo.
A rendere tutto questo ancora più straordinario, la particolare capacità dell’autrice di affrontare argomenti pesanti e profondi – come il rapporto tra genitori e figli, la legittimità dell’amore oltre ogni possibile convenzione sociale e naturale, l’accettazione del diverso, l’identità della persona determinata dal chi si decide di essere a discapito del chi si è per nascita, la riflessione sul valore e il senso dell’immortalità – senza evidente propaganda, ma attraverso i pensieri, le parole e le scelte dei personaggi stessi e il loro mondo interiore, invitando silenziosamente e spesso anche in modo invisibile alla riflessione.
A riprova di questa eccezionalità, City of Lost Souls, quinto capitolo della saga, invece di annoiare, ripetersi o perdere terreno, esplora nuove vie narrative conquistando altre preziose mete. Innanzitutto, la Clare si priva del personaggio più forte e carismatico, Jace, rendendolo l’ombra dell’antagonista Sebastian. Ma questo non-Jace – che, pur privato dei propri valori, ideali, priorità, ha sempre e comunque come punto saldo l’amore per Clary, anche se sbiadito – è assolutamente riuscito: il lettore, come Clary, avverte la sua presenza “fisica”, perché è sulla scena, perché sorride e parla con la sua sferzante ironia, ma ancor di più vive la sua assenza, quella della sua essenza più vera, quella che lo fa brillare tra gli altri personaggi. Al punto che la nostalgia del vero Jace è palpabile. La Clare colma questa “assenza ingombrante” (mi si perdoni l’ossimoro) dando maggior spazio a Clary e ai suoi sentimenti (che sino ad ora, così come accade con Tess, la protagonista della saga spin-off, sono sempre apparsi un poco filtrati, quasi freddi, rispetto a quelli accesi e vibranti dei protagonisti maschili) e soprattutto agli altri personaggi, aprendo ampi squarci sui loro pensieri e sul loro ruolo nella trama principale (con una piacevole declinazione romance, prima più moderata).
Con un espediente ben congeniato, poi, la Clare fa convivere per alcuni giorni in una relativa pace i tre figli del terribile Valentine. Da una parte questo permette al lettore di realizzare un desiderio forse mai espresso consapevolmente – quello che il “cattivo” per eccellenza possa divenire buono –, e dall’altra consente all’autrice di smuovere – e confondere – le acque, rimettendo quasi tutto in discussione: affetti, scelte passate e verità. Ad esempio, attraverso i racconti di Sebastian, l’efferato operato suo e di Valentine sembra trovare valide giustificazioni e – quasi – convince Clary e il lettore della buona fede che ne sta alla base, rivoluzionando giudizi e prospettive e muovendo alla riflessione sulla relatività del concetto di verità.
Per chiudere, una breve nota sull’emozione che muovono gli indizi disseminati lungo il libro sui personaggi e le vicende della Infernal Device series: qui sono solo parte di un passato vissuto e morto, ma per il lettore sono invece parte di un presente vivo, di cui ancora non conosce le sorti che cerca di immaginare grazie a questi piccoli dettagli. In modo particolare, tra le righe di questo libro sembra fare capolino un suggerimento sul destino di uno dei tre protagonisti della saga prequel, che si celerebbe dietro l’identità del Fratello Silente Zaccaria.
Magistrale.
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