A sei anni dall’uscita dello straordinario e ricchissimo L’incantesimo Harry Potter (Delos Books 2006), Marina Lenti torna ad accrescere e impreziosire la biblioteca di saggi legati alla Harry Potter saga con questa interessante opera, che raccoglie sotto il termine “metafisica” molto più di quanto la sua accezione filosofica lascerebbe pensare.
Attraverso i filtri cognitivi dell’alchimia e della cabala, della mitologia e del simbolismo, dell’araldica e della numerologia e delle religioni di ogni tempo e luogo, l’autrice compie infatti una sorta di archeologia testuale sui libri che compongono la saga, volta a svelare gli elementi “soprannaturali” (cioè meta-fisici) di tradizione diretta e indiretta che li hanno influenzati e arricchiti. Facendo così di loro l’opera stratificata, complessa, preziosa che conosciamo, portatrice di valori e messaggi – spesso non espliciti, ma più efficacemente sotterranei – ed evocativa di immagini e concetti che fanno parte della memoria poetica, immaginifica e cognitiva dell’uomo accumulata dall’inizio dei tempi.
È veramente impressionante la quantità di dati, informazioni, riferimenti ed esempi presente nel testo, prova non solo di una cultura personale dell’autrice ampia e olistica, ma anche di un lavoro di ricerca e consultazione lodevole, che deve aver richiesto impegno, pazienza, tempo e soprattutto entusiasmo. Proprio per questa notevole quantità di nozioni, che se approfondite singolarmente in modo esaustivo avrebbero richiesto molto più di un libro di 200 pagine, la trattazione ha un carattere più enciclopedico rispetto a quello argomentativo, speculativo e prettamente filosofico di libri che probabilmente troverebbero posto accanto a questo titolo sullo scaffale di librerie e biblioteche, come quelli – bellissimi – di Laura Anna Macor (Filosofando con Harry Potter. Corpo a corpo con la morte, Mimemis 2011) e di Simone Regazzoni (Harry Potter e la filosofia, Il Melangolo 2008), che sviluppano organicamente una tesi. I singoli capitoli del testo della Lenti, invece, risultano autonomi e contengono i rimandi agli argomenti e alle voci apparsi o trattati più ampiamente in altri, proprio come accade in un’enciclopedia, rendendolo da una parte un’utile fonte per la consultazione (dopo una prima gradevole lettura) e dall’altra un suggerimento e un invito all’approfondimento e alla ricerca personali.
Questa diversità di approccio e contenuti, così come la quantità di riferimenti raccolti nel testo, va a sostenere ulteriormente la realtà prima che trasmette il libro della Lenti: una ricchezza non solo a livello narrativo ma anche più profondamente antropologico, nel senso di proprio dell’identità dell’uomo in quanto tale, della saga. Così come l’autrice stessa esprime nella chiusa del libro:
"Come si è dunque visto in queste pagine, la quantità di materiale “soprannaturale” infusa dalla Rowling nella sua storia è sorprendente, e lo è tanto più quanto maggiormente si considera che queste suggestioni non sono portate quasi mai in primo piano, ma restano bensì sullo sfondo, come un sottile, eppure granitico, lavoro preparatorio. Esso aggiunge stratificazioni importanti ai vari significati della vicenda narrata e testimonia l’accuratezza con cui la scrittrice ha incessantemente lavorato per diciassette lunghi anni, riuscendo a deliziare le generazioni contemporanee e, non vi sono dubbi, moltissime di quelle a venire.”
Recensione anche su urban-fantasy.it:
http://urbanfantasy.horror.it/2013/03/la-metafisica-di-harry-potter-marina-lenti/
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