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Ho aperto questo piccolo spazio per me, per raccogliere recensioni ed articoli scritti in questi anni come blogger (per Diario di Pensieri Persi) e redattrice (per Speechless Magazine e urban-fantasy.it), ma soprattutto come la lettrice maniaco-compulsivo-ossessiva che sono da sempre (eccomi su aNobii). Ma se tu, che ci sei capitato per caso, trovassi qualcosa di utile o interessante e magari desiderassi fermarti un poco per confrontarci e scambiare qualche chiacchiera sui libri, non potrò che esserne felice.

domenica 19 aprile 2020

Come SeCome Se by Ōgai Mori
My rating: 3 of 5 stars

Il romanzo, benché breve, si rivela una lettura impegnativa per la profondità dei contenuti. Racconta infatti la sofferta ricerca del protagonista della verità sul senso della vita, che trova il maggior ostacolo nella lacerazione apparentemente insuperabile tra Mito e Storia. Hidemaro non vuole rinnegare la Mitologia – che rappresenta le credenze e il senso del dovere su cui si basa la cultura giapponese, una menzogna che ha la pretesa di porsi come realtà – e tuttavia ha bisogno di scinderla dalla Storia, di dimostrare che è altro dalla Storia, pur mantenendone il valore e la dignità.

  Il romanzo è una menzogna, nel senso in cui tratta dei fatti come verità. Tuttavia il romanzo fin dal principio non pretende di essere la realtà, ma crea un'altra realtà con coscienza della sua menzogna, e così si fa accettare. E in esso c'è vita. C'è valore. Anche la venerabile mitologia è nata in questo stesso modo, e si è fatta accettare. La differenza sta soltanto nella sua pretesa di considerarsi fin dal principio una realtà.


Il disagio profondo che ne consegue, tale da indurlo a isolarsi, deperire, a vivere con un continuo senso di oppressione, diviene accettabile solo con un atteggiamento di riverenza nei confronti del vivere come se (kanoyoni). Ci sono realtà che noi sappiamo non esistere, ma senza le quali non potremmo fondare l'intera sapienza umana, e quindi dobbiamo vivere come se esistessero, pur consci della loro irrealtà, della loro menzogna. Sono quelle che il protagonista definisce menzogne con coscienza. Per esempio, non esistono il punto e la linea e nemmeno gli atomi, ma è necessario considerarli "come se esistessero", altrimenti non potremmo fondare la geometria né la chimica.
  Quel "come se" non è affatto un mostro. Senza il "come se", non potrebbe esserci scienza, né arte, né religione. Tutte le cose che hanno valore nella vita umana hanno al centro il "come se".


Questa accettazione di menzogne con coscienza, menzogne imprescindibili e fondanti, menzogne con valore, consente a Hidemaro di preservare la Mitologia, pur ridefinendola annoverandola tra esse, senza così incappare in asserzioni pericolose, distruttive di quello che è il carattere più profondo del suo popolo e del suo Paese.
  Per lui, asserire la non identicità di mito e storia era un dettame della sua coscienza. Ma pur dichiarando ciò, egli pensava di poter proteggere quella parte importante della vita umana che era avvolta dal mito, come fosse il nocciolo sano di un frutto. Riteneva che stabilire quella non identicità di mito e storia mantenendo questa parte importante della vita fosse un suo dovere in quanto studioso, oltre che in quanto uomo.


Eppure, nel finale Hidemaro sembra prendere coscienza dell'inconciliabilità delle sue posizioni "moderne" con quelle "tradizionaliste" del padre, che ai suoi occhi rappresenta l'intera società giapponese, e pare capitolare, sconfitto da quella dicotomia, questa sì insuperabile, tra individuo e società:
  «Ho fatto una cattiva scelta. È una cosa da niente lavorare per distrazione o con menzogna, ma se lo si fa con un atteggiamento sincero e serio, non c'è alcuna via d'uscita. Sfortunatamente ho scelto tale professione. [...] In fin dei conti non ci può essere alcuna speranza che io giunga a un compromesso con mio padre, eh?»
«No, non è possibile ti dico.»




Impegnativo, ma illuminante.

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